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Olio d’oliva e oli di semi, quali sono le differenze?

In questo blog parliamo sempre di olio extravergine di oliva, considerato il vero re della dieta mediterranea e simbolo di alimentazione sana. Ma tutti noi sappiamo che non è l’unico olio presente in commercio, al contrario, possiamo trovare anche oli di semi, ugualmente sfruttabili per condire i cibi e per cucinare. Ma qual è la differenza tra olio di oliva e olio di semi? Quando conviene utilizzare uno e quando invece gli altri? Infine, quale delle due tipologie di olio è il più salutare? Rispondiamo a tutte queste domande.

 

Olio di oliva vs oli di semi: dall’estrazione all’uso in cucina

L’olio di oliva è una spremuta di olive mentre gli oli di semi hanno diversa provenienza: esistono infatti quello di arachidi, di girasole, di lino, di mais e altri. Esaminiamone le caratteristiche principali, ponendo l’accento sulle loro differenze.

Estrazione

L’olio extravergine di oliva proviene da estrazione meccanica, attraverso una serie di fasi di produzione che iniziano con la raccolta e terminano con lo stoccaggio e l’imbottigliamento. La filiera può interamente avvenire in frantoio, cosa che garantisce un totale controllo su tutte le procedure e dunque una maggiore qualità del prodotto finale, oppure compiersi a livello industriale. In quest’ultimo caso è molto facile che l’olio subisca processi di raffinazione che alterano le sue proprietà organolettiche e le proprietà terapeutiche che possiede in origine.

L’estrazione degli oli di semi invece avviene in due modi differenti:

  • attraverso estrazione meccanica per cui delle apposite presse spremono i semi. L’olio così ottenuto riporterà la seguente dicitura in etichetta: “prima pressione o spremitura”; ciò significa che non viene sottoposto a processi di raffinazione ulteriori, garantendo così il mantenimento delle sue caratteristiche nutritive quali acidi grassi polinsaturi, vitamine e sali minerali. Purtroppo però questa modalità di ottenimento dell’olio dai semi è poco diffusa, impiegata principalmente nell’ambito dell’agricoltura biologica.
  • tramite estrazione chimica che fa uso di solventi organici e alte temperature, che servono a conferire stabilità agli oli per fare in modo che abbiano una maggiore durata e siano più adatti allo scopo culinario. A questa fase si susseguono altri passaggi di raffinazione che creano acidi grassi trans, potenzialmente dannosi per la nostra salute, e rendono quasi nulle le proprietà nutritive benefiche.

 

 

Qualche tipologia di oli di semi

Vediamo nel dettaglio quali sono gli oli di semi comunemente usati e quali sono le loro caratteristiche nutrizionali.

Olio di semi di lino

Questo tipo di olio contiene molti acidi grassi polinsaturi omega 3, soprattutto acido linoleico che però si ossida molto facilmente, dunque è bene prestare attenzione alle modalità di estrazione – le temperature non devono mai superare i 40° – e conservazione. Va consumato fresco, a crudo e dato che non resiste a lungo a processi di ossidazione si consiglia di tenerlo in frigorifero e acquistarlo in bottiglie dal contenuto ridotto. Ha un sapore che tende all’amaro e si sposa bene con piatti a base di verdure e insalate.

Olio di semi di girasole

Al suo interno ha molte sostanze benefiche per l’organismo in quanto contribuisce a tenere sotto controllo il colesterolo e rallenta l’invecchiamento cellulare grazie agli antiossidanti. Responsabili di ciò sono fenoli, acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi, proteine, vitamina E. In commercio è facile trovare olio di semi di girasole che viene modificato, per renderlo più stabile alle alte temperature, motivo per cui viene spesso usato per la frittura. A questo proposito vorremmo ricordare che l’olio di oliva fritto non fa male, anzi: è il migliore per friggere i cibi. Ma dato che per la frittura ne occorre parecchio e considerato il suo prezzo superiore può essere sostituito con olio di semi di girasole.

Olio di mais

Tra tutti gli oli vegetali è il più diffuso e commercializzato. Ha ottime proprietà nutritive perché contiene acido oleico, linoleico, betacarotene e vitamina E, importanti per la buona salute del cuore. Purtroppo però tutte queste caratteristiche positive per l’organismo vengono perse durante i processi di lavorazione che subisce per guadagnare limpidezza, buona resistenza all’ossidazione e un sapore neutro. In cucina si può utilizzarlo per condire verdure, insalate e anche per friggere.

Olio di oliva e olio di semi, qual è il più salutare?

Dopo aver analizzato i diversi metodi di estrazione e produzione abbiamo scoperto che l’olio di oliva al termine della filiera che lo porta sulle nostre tavole conserva in toto le sue caratteristiche, il suo sapore genuino e i suoi valori nutrizionali. Questo a patto che si sia in grado di riconoscere un buon olio extravergine di oliva; come abbiamo visto, l’acquisto diretto presso il frantoio che lo produce è la migliore garanzia. L’olio extravergine di Riserva Taggiasca firmato Frantoio San Martino viene prodotto in quantità limitata con le migliori olive nostrane di cultivar taggiasca, raccolte poco prima che raggiungano la piena maturazione. In questo modo potrete portare in tavola un olio dall’aroma fruttato, dolce, con un sentore di amaro e piccante.

Diverso discorso vale per gli oli vegetali di semi, che sono comunque potenzialmente salutari e ricchi di proprietà, ma che vengono – nella maggior parte dei casi – trattati chimicamente e raffinati attraverso processi industriali che ne annullano le potenzialità benefiche per il nostro organismo. Dunque alla domanda di questo paragrafo possiamo rispondere senza dubbio: l’olio extravergine di oliva è il più salutare! Senza contare il sapore, decisamente migliore rispetto a qualunque olio di semi.

 

 

 

 

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